[ ] E allora, in questa metafisica del desiderio, sembra avverarsi nuovamente il sogno (ma non é un delirio?) di uno sguardo ravvicinato che possiede: l'occhio avvicina il proprio oggetto, lo scruta, lo scompone, lo contiene e, nel contenimento rinnova il mito di una sublime fusionalità: l'occhio é l'oggetto come il corpo materno é lo sguardo del figlio. È uno sguardo, quello dell'occhio senza distanza, freddamente anatomico: seziona il corpo in particelle sconnesse e solo nel contatto col particolare vive l'illusione della totalità. Il corpo scrutato è, allora, in questo serpeggiare di tratti che Franco Massanova domina con raffinato vigore, l'insinuazione allo squarcio é un meandro del corpo perduto, l'autoptico esame di un nero mentale. A quel corpo, a quegli universi mondi spesso al limite di sensuali astrolabi metafisici, Massanova risale lungo reticoli avviluppanti, a volte sottile altre volte spessi come arterie, infine sicuri come cordoni ombelicali. |
||||||
Luigi Giordano |